Le “Calze Elastiche”: termine vago, inflazionato, generico.  Ma nella Pratica Quotidiana? Indossate, Subìte o Evitate ?

Le “Calze Elastiche”: termine vago, inflazionato, generico. Ma nella Pratica Quotidiana? Indossate, Subìte o Evitate ?

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Questa Rivista che mi ospita, interessante e molto specifica, ha già avuto illustri Colleghi Specialisti che hanno trattato la “malattia venosa” e “l’insufficienza venosa cronica (IVC)” descrivendo le patologie da diverse angolature comprese le classificazioni della IVC e l’evoluzione della malattia fino alle conseguenze più severe.

Tutti i Convegni Specialistici ospitano almeno una sessione che tratta l’argomento sull’elastocompressione portando poi un po’ tutti alla scontata conclusione che la “Compressione Elastica” è un qualcosa di inevitabile per la cura delle malattie venose e talvolta linfatiche, se non entrambe in qualche misura associate. Inevitabile per noi che le prescriviamo, spesso un fastidio per il paziente.

Ora, senza voler entrare in campi già trattati e quindi rischiare di diventare ripetitivo, il mio contributo ha l’obiettivo dell’entrare nella pratica quotidiana.

Per gli Specialisti in Chirurgia Vascolare e Angiologia, la pratica quotidiana, apparentemente termine inflazionato o generico, costituisce il nostro lavoro che prevede ovviamente una tipologia di Pazienti estremamente varia ma tutti afflitti va problemi di insufficienza venosa, primaria o congenita.

Quotidianamente ci capita pertanto di prescrivere “calze elastiche” a Pazienti differenti, e tutti con esigenze diverse e con numerose problematiche, talvolta solo estetiche.

Questa prima distinzione ci porta pertanto a fare una prescrizione “personalizzata” per quel determinato Paziente.

La prescrizione dell’elastocompressione ad hoc, usualmente avviene dopo un’accurata visita, magari con l’utilizzo di ecoDoppler, la lettura di risme di incartamenti da precedenti visite eseguite in svariati posti, ascolto di pregresse patologie che si assommano a quelle attuali. In pratica l’anamnesi remota e quella attuale che si aggiunge all’esame obiettivo.  Spesso la clinica “parla da sola”, ma il Paziente abitualmente ha voglia di descrivere con la propria terminologia quello che già si vede a occhio nudo. Fin qui tutto scorre nella normalità, persino la prescrizione della cura farmacologica che anch’essa frequentemente è inevitabile.

Spesso il Paziente si chiude “a riccio” quando in fine si tocca l’argomento “calza elastica” e qui si capisce quante volte le esperienze precedenti conducano a una fiumana di timori verso il loro utilizzo. Le calze elastiche vanno indossate o subite? Spesso l’approccio è proprio questo. Perché?

Sembra facile da dire ma la giungla di calze elastiche in commercio certo non aiuta, sia il Medico che tantomeno il Paziente.

Poi, c’è sempre la (ahimè solita) storia nel spiegare la differenza tra i “denari” ed i “mmHg”, delle calze che non devono proprio schiacciare le gambe ma esercitare una compressione graduata.

Infine, e questo è un malcostume abbastanza frequente che riguarda l’ingerenza dei venditori che non di rado cambiano la prescrizione consegnando alternative che hanno in giacenza.

La confusione assume ulteriori aspetti quando si aggiungono le problematiche dovute alle misure degli arti, preferibilmente da effettuare di mattino.  Infatti non sono infrequenti le situazioni in cui le calze sono di misura sbagliata.  Persino da una Marca ad un’Altra, la stessa taglia può presentare delle differenze.

I problemi più comuni riguardano soprattutto la popolazione più difficile da trattare, cioè gli anziani ed i disabili, quelli peraltro anche a maggiore rischio di patologie tromboemboliche o affetti da edemi in tutte le loro possibili sfaccettature ( IVC, post operatoria, da disuso ecc.).

I Pazienti o i loro accompagnatori vanno quindi istruiti e consigliati e, se possibile, persino orientati verso dei Rivenditori di fiducia. Proprio tra questi pazienti il rischio del “fai da te” è molto elevato,  spesso con l’utilizzo di bende elastiche appartenute a qualche componente della famiglia e riutilizzate dopo anni. Le conseguenze possono essere fastidiose. (foto 1)

FOTO 1

Foto1: Risultati di fasciatura con bende elastiche utilizzate impropriamente.

La Certificazione

Di fatto la Certificazione della calza elastica, terapeutica si intende, è una delle cose che dovrebbe garantire la corretta funzione oltre qualità della calza stessa, indipendentemente dalla Marca. Le certificazioni, che abitualmente sono note come “tedesca o francese” hanno dietro un lavoro piuttosto lungo e laborioso con lo scopo proprio di garantire un prodotto finale sicuro, ottimizzato per uno scopo ben preciso. A mio parere appare inutile pensare a introdurre una nuova o ulteriore classificazione, come di tanto in tanto si ventila, in quanto complicherebbe la vita a molti e porterebbe ad inutili ed ulteriori costi.

In una situazione attuale dove si tende a consigliare “il generico” con il preciso scopo di risparmiare a tutti i costi (obiettivo peraltro lodevole), l’elastocompressione non può rientrare nella categoria della genericità. Il farmaco, generico oppure no, viene in un certo senso “subito” indipendentemente dal modo di come è assunto mentre la calza elastica, specie se terapeutica, viene “indossata e non subita”. La certificazione ha proprio lo scopo di ottenere questo risultato.

La certificazione RAL, detta anche tedesca, indubbiamente è la più diffusa e comprende una più ampia gamma di Marche ma soprattutto è garanzia che tra le stesse Marche vi è una omogeneità compressiva. Semmai, la differenza può derivare dalle finiture, dalle cuciture, da dettagli persino estetici ma lo scopo è di garantire un certo tipo di risultato, appunto Certificato.

Vi è anche una “scuola di pensiero” che sostiene che non tutte le calze hanno la stessa vestibilità, pur avendo la stessa certificazione nel grado di compressione.

Questa affermazione si basa anche sul fatto che alcune calze sono progettate su modelli di persone che hanno caratteristiche anatomiche diverse, basate più sulla loro provenienza geografica oppure etnia. Appare pertanto probabile, per esempio, che una Industria Svizzera o Tedesca possa proporre calze progettate su modelli decisamente diversi rispetto a quelli con caratteristiche antropometriche tipicamente “mediterranee” e quindi, pur mantenendo una calza con compressione graduata e certificata, si debba valutare con maggiore attenzione la taglia. La corretta presa delle misure assume pertanto un ruolo decisivo.

I Pazienti

Se i Medici Specialisti sono i prescrittori esperti delle calze elastiche, valutando di volta in volta le più specifiche, i Pazienti sono gli usufruttari del prodotto, coloro che dovrebbero esprimere un giudizio finale, quando possibile.

Da una parte le persone più giovani sono consapevoli della necessità del presidio mentre dall’altra le più anziane danno più frequentemente segni di insofferenza a tal punto da richiedere, se non imporre condizioni alternative, spesso inutili se non addirittura pericolose. ( foto 2).

Foto 2: Conseguenze di bendaggio elastico, sostituito a gambaletto a punta aperta, in Paziente con problematiche ortopediche. Associazione di IVC e linfedema da stasi.

Foto 2: Conseguenze di bendaggio elastico, sostituito a gambaletto a punta aperta, in Paziente con problematiche ortopediche. Associazione di IVC e linfedema da stasi.

La patologia tromboembolica, intesa come cura o prevenzione, richiede più frequentemente attenzione nell’anziano, specie dopo interventi chirurgici o traumi o semplicemente perché sono affetti da patologie ormai croniche oppure affette da edemi da disuso.

Quest’ultima problematica mi vede particolarmente coinvolto poiché da anni lavoro in ambiente legato alle disabilita, anche tra giovani.

Lavori anche recenti, ai quali ho dato il mio attivo contributo, hanno dimostrato quante TVP si mascherino dietro la comune facciata degli edemi da disuso (Foto 3 ).

Foto 3: TVP in Paziente affetta da Sclerosi Multipla

Foto 3: TVP in Paziente affetta da Sclerosi Multipla

Ci dobbiamo infine ricordare che la popolazione occidentale tendenzialmente invecchia, e con essa anche le patologie croniche. I casi di TVP in pazienti affetti da Morbo di Parkinson, demenza senile o dopo ictus ischemici sono più frequenti di quanto ci si possa immaginare, e in genere vengono confusi con edemi da disuso proprio per il fatto che gli arti tendenzialmente appaiono simili. (foto 4).

Foto 4: IVC in Paziente post episodio ischemico, ancora non deambulante.

Foto 4: IVC in Paziente post episodio ischemico, ancora non deambulante.

Ultimo aspetto per i pazienti, anche qui dolente, è il costo che non è certamente insignificante. Riuscire ad ottenere calze elastiche tramite il servizio sanitario è impossibile, poiché assenti nel nomenclatore tariffario del SSN. Detto questo si torna al punto di partenza e cioè prescrivere calze elastiche terapeutiche potrebbe essere impresa ardua e comunque richiede un impegno anche per lo Specialista che le include come terapia.

Forse una campagna di sensibilizzazione potrebbe risultare utile, come certamente è utile fornite ai pazienti tutte le informazioni necessarie per orientarli verso un utilizzo consapevole delle calze, terapeutiche e non strumento fastidioso e di sofferenza.

Bibliografia
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2. Effects of elastic compression on hypomobility edema and fibrinolysis activation in multiple sclerosis. Arpaia G, Bavera PM, Caputo D, Mendozzi L, Cavarretta R, Rovaris M, Agus GB, Belcaro G, Milani M, Ippolito E, Spezzigu G, Cimminiello C. Panminerva Med. 2011 Sep;53(3 Suppl 1):71-4.
3. Risk of venous thromboembolism in patients nursed at home or in long-term care residential facilities. Arpaia G, Ambrogi F, Penza M, Ianes AB, Serras A, Boracchi P, Cimminiello C. Int J Vasc Med. 2011;2011.
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